Julian Assange, come lui si presenta

Nel 2010 Julian Assange è stato invitato all’Oslo Freedom Forum, quell’anno dedicato ai whistle­blowers, per spiegare perché ha creato il suo sito WikiLeaks, indirizzato proprio ai potenziali whistleblowers nei governi, negli eserciti, nelle aziende.

Cliccando su questo fotogramma, potete sentire il suo discorso in lingua inglese. Potete leggerne la trascrizione cliccando qui.

Infine, qui sotto troverete la tra­du­zio­ne comunicativa di quanto egli dice, a cura di Nicoletta Bernardi (Perugia per Assange) e Patrick Boylan (Free Assange Roma).



Sono molto contento di trovarmi fra così tante persone che stimo. Non credo di essermi mai trovato in una sala con così tanta gente che mi sembra condivida i miei valori: è davvero un onore straordinario e sono molto grato agli organizzatori per avermi invitato.


Vedo in prima fila Ibrahim Anwar, politico malese all’opposizione, che ho conosciuto l'anno scorso in occasione di un'elezione suppletiva nel suo Paese. Poche ore dopo aver parlato con Anwar – anzi, quella stessa notte – sono stato arrestato dalla polizia segreta malese. Quindi, se parlate con lui, state attenti


Sentiamo sempre parlare dei problemi del cosiddetto mondo in via di sviluppo e, non c’è dubbio, nel mio lavoro ho indagato spesso sui problemi di quel tipo. Per questo WikiLeaks ed io siamo censurati in tutti i cosiddetti Stati “canaglia”: ovvero Cina, Iran, Israele...


Tuttavia, oggi non voglio parlare della censura in paesi lontani perché – vedete? – essa è un problema anche da noi in Occidente. Dirò di più: la censura, da noi in Occidente, viene sfruttata strumentalmente da altri paesi per legittimare quella che i loro governi praticano.


Nei Paesi occidentali, l'abuso degli ideali illuministici, che tutti dovremmo invece tenerci cari, nonché il lento degrado di quegli stessi ideali, non solo ci impoveriscono, ma sono usati come scusa per i peggiori abusi che vengono commessi altrove. Questo avviene in particolare nei Paesi che osservano la cosiddetta Common Law, cioè l’ordinamento giuridico istituito a suo tempo dall'Impero britannico. Per esempio, in Africa, invocando certi precedenti nel Regno Unito, la legge sulla diffamazione viene utilizzata per incarcerare, in condizioni estreme, dei bravi giornalisti.


Dal momento che non sono sicuro di quanti di voi abbiano familiarità con le basi del mio lavoro, cercherò di illustrarvele molto brevemente, in modo che possiate capire da dove provengo.


Come giornalista e programmatore e come persona coinvolta nello sviluppo iniziale di Internet – cercavamo all’epoca di rendere Internet accessibile a tutti in quanto strumento ineguagliato di informazione e di diffusione delle informazioni – ho visto che era possibile realizzare molte riforme con, tutto sommato, poco lavoro. Perché “una parola di verità, al momento giusto, pesa più del mondo intero”, come scrisse Solženicyn, in un passo che sicuramente conoscerete, con riferimento al mondo di bugie che lo circondava.


Tutto questo è sempre vero oggi per quanto riguarda la diffusione delle informazioni attraverso il mondo ed è vero, pertanto, anche per la diffusione delle informazioni qui in Occidente. In qualche caso, diffondere un solo video segretato potrebbe servire – chissà? – a fermare una guerra. Ma anche se non bastasse, diffondere una cinquantina di video segretati sicuramente la fermerebbe.


Abbiamo quindi cercato di mettere insieme un sistema per automatizzare questo processo di acquisizione di informazioni segretate. Lo scopo è quello di inserire, in un archivio storico, la maggior quantità possibile di materiale nuovo (materiale censurato o semplicemente soggetto a restrizioni, non importa, basta che sia materiale suscettibile di istigare riforme politiche) e di mantenerlo sempre accessibile. Così siamo diventati l'editore finale di quei materiali.


Negli ultimi tre anni siamo stati attaccati più di cento volte sul piano legale e siamo riusciti a difenderci da tutti questi attacchi costruendo una rete internazionale che fa leva su leggi di Paesi diversi, sfruttando tutti i trucchi che le multinazionali usano per far passare il denaro attraverso i paradisi fiscali.


Noi, invece, facciamo passare le informazioni attraverso diversi Paesi, per sfruttare le loro leggi – sia per la pubblicazione che per la protezione delle fonti – e grazie a questi sforzi siamo riusciti a far entrare nel archivio storico dell’umanità oltre un milione di documenti riservati che prima non c'erano.


Si tratta di un numero di pagine di informazioni superiore a quello presente in Wikipedia. Siamo riusciti ad entrare in un patrimonio intellettuale inaccessibile ai più.


Forse qualcuno di voi sa che nel 1953, dopo la morte di Stalin, Beria, il capo dell'NKVD (cioè, il capo della polizia segreta sovietica) cadde in disgrazia e fu giustiziato. Quindi, all’editore della grande enciclopedia dell'Unione Sovietica, che aveva una voce su Beria di ben tre pagine, fu ordinato di sostituirle. Quella voce doveva essere rimossa e sostituita da una versione ampliata della voce sullo Stretto di Bering (quel corridoio d'acqua che si trova tra Vladivostok e l'Alaska). Un pezzo di carta con il testo sostitutivo arrivò in tutte le biblioteche. Alcuni bibliotecari lo incollarono tale e quale nell'enciclopedia ufficiale mentre altri no; si limitarono a strappare le pagine riguardanti Beria. Ma, in ogni caso, i loro interventi di modifica erano ben visibili.


Ora questo non accade più, in Occidente, perché gli archivi delle informazioni sono stati centralizzati nei computer. Gli archivi del Guardian, ad esempio, si trovano in un solo posto. Quando la gente li vuole consultare, deve cercarli in Internet e soltanto in Internet perché non esistono nelle varie biblioteche sparse attraverso il paese. Peraltro, a causa della legislazione sul copyright, gli archivi dei media non vengono duplicati e conservati in archivi secondari in Internet. Quindi, quando qualcosa scompare da un archivio digitale in Occidente, l’unico a possedere quella data informazione, quel contenuto scompare per sempre. Non solo smette di esistere, ma è come se non fosse MAI esistito. E quando cercherete quelle pagine web che sono state rimosse dai giornali occidentali, non vedrete le linee di strappo o la colla; vedrete solo il messaggio "Pagina non trovata". Non ne rimarrà nemmeno una traccia nell’indice.


Ci stiamo avvicinando alla situazione descritta da Orwell con il suo assioma azzecato, ovveroChi controlla il presente controlla il passato”. Ovvero, per noi, chi controlla i server di Internet controlla il patrimonio intellettuale dell'umanità e, controllando questo, controlla la nostra percezione di chi siamo. Infine, controllando questa nostra percezione, controlla le leggi e i regolamenti che vengono adottati dalla nostra società.


Vorrei offrire uno specifico esempio – e ce ne sono molte, molte centinaia, anche se la maggior parte di voi forse non ne è a conoscenza. Mi riferisco ad un miliardario litigioso che, per un certo periodo di tempo, era il quinto uomo più ricco del Regno Unito. Per il suo compleanno, gli hanno regalato un quadro firmato da 146 membri della Camera dei Comuni. Quindi si trattava di un uomo con molti agganci politici e affaristici e ben inserito nell’alta società britannica.


Ebbene, quest’uomo ha usato delle minacce legali per far togliere da Internet tutti gli articoli riguardanti la sua condanna per corruzione in Francia nel 2003. Si tratta dello scandalo Elf Aquitaine. Notate che gli è bastato solo inviare le sue minacce legali, non si è mai dovuto recarsi in tribunale. Eppure, il Guardian – che è stato anche pagato profumatamente – ha rimosso dai suoi archivi, in un baleno, i quattro articoli che parlavano di quel caso e che risalivano a più di cinque anni prima. Il tutto senza informare i suoi lettori dell’operazione. Gli articoli sono stati rimossi anche dall'indice dei contenuti del giornale. Pertanto quando si clicca su un link ad uno di quegli articoli, appare la scritta “Pagina non trovata”. Qualcosa di simile hanno fatto il Times e il London Independent, così come le principali società Internet negli Stati Uniti.


Come dicevo, questo è solo un esempio di ingerenza da parte di un miliardario litigioso; ma ce ne sono centinaia! Nel Regno Unito, in questo momento, ci sono trecento direttive segrete di non divulgazione. Si tratta di “gag orders”, direttive di imbavagliamento, che non solo impediscono alla stampa di denunciare la corruzione e gli abusi che riscontra, ma le impediscono di denunciare il fatto stesso di essere stata imbavagliata.


Questa non è la democrazia liberale che tutti noi avevamo sognato. Si tratta di un regime di censura invadente e privatizzato. Come tutto ciò che in Occidente viene privatizzato e monetizzato, anche la censura non è un meccanismo utilizzato solo dallo Stato, ma può essere sfruttato da ricchi plutocrati e da grandi aziende, per realizzare i loro obiettivi utilizzando gli stessi meccanismi coercitivi che usa lo Stato. Praticano la censura attraverso il sistema giudiziario, attraverso la disparità di accesso al sistema giudiziario, attraverso reti clientelari, al fine di rimuovere definitivamente dagli archivi storici il materiale che vogliono far sparire.


Quindi, nei paesi occidentalicompresa persino la Norvegia, dove ora ci troviamo – non dovremmo credere all’illusione che non esista una censura di Stato. Perché la censura di Stato è stata semplicemente privatizzata, resa più complessa e meno plateale. Non vengono utilizzati metodi violenti, non si usa il martello; vengono usati metodi indiretti e sofisticati, come lo è il riciclaggio di denaro attraverso i paradisi fiscali dei Caraibi: un processo in cui la violenza rapace viene resa invisibile per via della sua complessità.


Allo stesso modo, quando vediamo dove stanno andando Paesi come gli Stati Uniti, che un tempo vantavano una fiera tradizione di libertà di stampa, dobbiamo chiederci se le loro tradizioni hanno ancora validità e come dobbiamo comportarci al riguardo. Perché se i Paesi occidentali non agiscono più come guardiani dei valori dell'illuminismo, quali Paesi rimangono per proteggere quei valori?


Chi ha studiato la Seconda guerra mondiale ricorderà quel cartello che i nazisti esponevano sulla facciata di un certo campo di concentramento: "Il lavoro rende liberi". Si tratta di un'idea che Himmler ebbe quando si trovava lui stesso in prigione. Ora nelle mie indagini per documentare gli abusi commessi dall'esercito degli Stati Uniti, ho avuto modo di vedere i principali manuali per i campi di prigionia come Abu Ghraib, Bagram e Guantanamo. E così ho potuto vedere con i mei occhi, grazie alle immagini, i cartelli che vengono esposti sulla facciata di questi lager.


Indovinate quale campo ha un cartello all’entrata che recita: "Ligi al nostro dovere di difendere la libertà"? Ma vi rendete conto? La difesa della libertà viene proclamata con fierezza sulla facciata... di una prigione! E che prigione, poi: Guantanamo Bay! Allora io dico che, come aberrazione, questo motto è peggiore di "il lavoro rende liberi".


E aggiungo che noi occidentali dovremmo diventare sempre più consapevoli delle aberrazioni come questa intorno a noi. Dovremmo capire che l'alleanza che un tempo esisteva tra liberali, libertari e il complesso militare-industriale nell'opporsi agli abusi sovietici durante la Guerra Fredda è scomparsa.


Le persone che un tempo si battevano in Occidente per i valori dell'illuminismo, che si battevano per i diritti umani e per la libertà di stampa (libertari, liberali e gli stessi operatori nei mass media) si erano già, in realtà, compromessi con i falchi della guerra. I quali si alleavano con i libertari e i liberali solo per convenienza geopolitica, cioè per poter battere l'Unione Sovietica. Grazie a quell’alleanza, i falchi potevano proclamarsi paladini della libertà, impugnare un bastone morale e colpire gli abusi (senz’altro condannabili) dell'Unione Sovietica per quanto riguarda la censura.


Ma a partire dal 1991, cioè, con la dissoluzione dell’Unione Sovietica, i falchi non avevano più un nemico da bastonare, non dovevano più fingere di opporsi alla censura, non avevano più bisogno di mantenere quell'alleanza artificiale temporanea con i liberali. Essa si è pertanto dissolta. E così i due campi si sono distaccati ed ora assistiamo al ritorno di uno stato in cui le autorità, i servizi segreti, le forze armate dell’Occidente si fanno vedere per quello che sono ed imbavagliano qualsiasi giornalista che indaga sui loro abusi. Questo è la nuova normalità nei Paesi occidentali.


Come sto andando con i tempi? Ok, bene, eccellente. Andiamo avanti.


Quindi, per mettere in prospettiva il lavoro che noi facciamo a WikiLeaks, posso dire che cerchiamo di costruire un archivio storico, un patrimonio intellettivo documentale di come funziona realmente la nostra civiltà, dal di dentro, hic et nunc, in tutte le ramificazioni e in ogni Paese del mondo. E lo facciamo perché nel prendere decisioni (nella sfera individuale o sul piano politico, ecc.), noi possiamo basarci soltanto su ciò che sappiamo. L'umanità non è altro che (1) ciò che sappiamo e (2) ciò che abbiamo. E poiché ciò che abbiamo (2) può sgretolarsi e degradarsi rapidamente, quello che sappiamo (1) è il nostro vero bene: anzi, è tutto.


Ciò che riusciamo a sapere rappresenta il nostro limite rispetto a ciò che riusciamo ad essere. Questo perché, prima di adottare una particolare soluzione politica, dobbiamo sapere dove ci situiamo. Perché se non sappiamo dove ci situiamo, è impossibile sapere dove stiamo andando. Allo stesso modo,è impossibile correggere un abuso se non sappiamo che viene effettivamente praticato. Vi chiedo quindi di riflettere su queste parole di Machiavelli, in particolare il passo che descrive le conseguenze negative: "Così avviene nelle cose di Stato. Perché individuando da lontano (cosa che è data solo all'uomo prudente di fare) i mali che stanno nascendo, si curano facilmente. Ma quando, per mancanza di tale conoscenza, si lascia che crescano in modo che tutti possano riconoscerli, non si trova più alcun rimedio".


Chi pianifica segretamente un’azione da compiere lo fa di solito per un motivo ben preciso: sa che se la gente conoscesse in anticipo gli abusi che vengono progettati, avrebbe il tempo per poterli contrastare. Il nostro compito è quindi quello di scoprire i piani segreti per commettere abusi e di farli conoscere, in modo che possano essere contrastati prima di venire attuati. Perché se si vengono a sapere solo una volta attuati, magari dalle stesse persone che subiscono l'abuso, allora il danno è già avvento ed può essere troppo tardi per porvi rimedio.